Sigillo - Costacciaro - Pian delle Macinare - Pian dei Spilli - Pian di Rolla - Coldipeccio - Isola Fossara - Abbazia di Sitria - Montagna della Strega - Pian di Cerreto - Abbazia di S.Emiliano - Pantana - M.Chicosse - Rucce - Piaggia Secca - Passo Porraia - Rio Freddo - Val di Ranco - Le Cese - Prati di Nofegge - Valle del Sodo - Sigillo.
Località di partenza: Sigillo (Piazza del Municipio)
Lunghezza: 78,8 km
Dislivello totale: 2640 m
Quota massima: 1153 m
Tempo totale: 11 ore
Grado di difficoltà: molto impegnativo
Cartografia: Carta dei Sentieri CNS "Massiccio del Monte Cucco" 1:16000 Kompass n. 675 "Sentiero E1" 1:50000 Kompass n. 664 "Gubbio-Fabriano" 1:50000 Quadranti 1:25000 CTR-IGM 116 II - 123 I
E' questa la nostra escursione simbolo, ed anche la più difficile ed impegnativa. In gran parte ha un tracciato coincidente con quello del Raduno Nazionale "Gran Giro dei Monti di Gubbio", che si svolge in una delle ultime domeniche di giugno con partenza da Costacciaro.
Non è possibile rinchiudere il percorso proposto nella limitata scatola di un tema definito, tanti sono gli interessi, naturalistici, storici, artistici, paesaggistici, che si accavallano e si sovrappongono. Monte Cucco e il suo territorio (Gubbio ne fa parte integrante) è sicuramente la zona migliore dell'Appennino umbro marchigiano, quella dove sono accumulati i fenomeni naturali più eccezionali e spettacolari, quella dove l'Uomo ha sedimentato un'opera millenaria pregna di grandi significati artistici e civili. I boschi, le forre, le grotte, i minerali, i fossili, i fiori, gli animali selvatici del Monte Cucco non trovano corrispondenza in nessun altro luogo appenninico. Le abbazie, i borghi, gli eremi, i santuari, le città del territorio del Monte Cucco possono competere spavaldamente (ed a ragione) in ogni confronto. In Umbria altri luoghi hanno fama migliore (per esempio Assisi o i Monti Sibillini); ma non passerà molto tempo dal momento in cui questa nostra piccola grande montagna farà finalmente valere le sue incredibili carte e i fatti prenderanno il sopravvento sulle apparenze e sulle suggestioni.
L'itinerario proposto (che come sempre può essere affrontato un po' alla volta, magari in più giorni) cerca di condurre nei luoghi più belli e significativi, in una specie di viaggio sentimentale e razionale nella storia dell'Uomo e del suo Ambiente: per guida non può certo bastare quanto scritto in questo volume. Vi invito pertanto a soddisfare la vostra curiosità leggendo la "Guida Naturalistica ed Escursionistica del Massiccio del Monte Cucco" (la troverete in tutte le librerie specializzate).
Avvertenza! Nel Massiccio del Monte Cucco esiste una delle poche segnaletiche affidabile dell'Appennino umbro marchigiano, periodicamente restaurata. Essa fa riferimento alla Carta dei Sentieri del Massiccio del Monte Cucco, facilmente reperibile. La segnaletica sul terreno è rosso/gialla o semplicemente rossa; in sovrimpressione riporta il numero del sentiero al quale si riferisce. Questa numerazione è coerente con quanto trascritto nella topografia. Pertanto saranno frequenti e fondamentali i collegamenti che farò fra la descrizione dell'itinerario e la suddetta segnaletica.
Ma ora è giunto il momento di partire! Forti della preparazione psicofisica che avremo sicuramente messo in atto nei mesi precedenti, con tutto il necessario addosso, il volto illuminato da quello strano inconfondibile sorriso di chi si appresta con convinzione a compiere una bella impresa, sotto gli sguardi ebeti di chi si prepara invece a passare tutta la giornata festiva al bar a giocare a carte, usciamo dall'affollata Piazza del Municipio di Sigillo (492 - 0,0) e ci incamminiamo, pedalando scioltamente, sulla "Flaminia" (SS 3), in direzione di Costacciaro. In alto a destra si erge aguzza la piramide calcarea del Cucco. Sembra che ci aspetti sorniona.
Si lascia sulla sinistra Ponte Spiano, relitto della vecchia strada consolare. Superiamo Villa Scirca (a destra, sotto la montagna si vede la profonda valle dove sgorga la famosa risorgente delle altrettanto famose Grotte di Monte Cucco). Arriviamo in vista di Costacciaro, antico "castrum" a guardia dell'importante arteria, appollaiato su una lunga collina alle falde della montagna. Dopo la Casa Cantoniera, a destra parte la sterrata (535 - 4,7)) che sale a Pian delle Macinare. Questa è la prosecuzione, abbandonando la Statale.
Si guadagna quota su una pendenza abbordabile e con il salire scopriamo una paesaggio unico ed affascinante: in primo piano la verde Valle del Chiascio con i filari di alberi che disegnano l'antica geometria dei campi; appena dietro, verso Ovest, la lunga fila delle scure montagne di Gubbio; a seguire gli azzurri rilievi di Perugia e del Subasio; in fondo a chiudere l'orizzonte le celesti montagne di Toscana, prima fra tutte l'inconfondibile Amiata. Superati i 1000 m di quota e il taglio della Balza del Lupo, lo sguardo precipita fra le dirupate e strapiombanti pareti del Fossa Secca fino a scoprire la struttura inconfondibile di Costacciaro (geometrie di "castrum" romano). Più avanti entriamo nella boscosa valle di Pantanella, in testa alla quale c'è un bivio (1103 - 12,0): si va a destra in salita su sterrata sempre uguale. Giungiamo ad un valico, in vista di Pian delle Macinare, dove si presenta un altro bivio (1144 - 12,6): andiamo a sinistra in discesa su una carrareccia f.a.
Si discende fino al punto più basso del piano chiuso; poi si risale e si esce dal bosco. Dopo un nuovo valico (1153 - 13,0) scendiamo dolcemente verso una sorgente (Acqua Passera): in corrispondenza dei trocchi della sorgente arriva da destra il sentiero n. 4, che ora seguiremo proseguendo diritti sulla carrareccia. Il posto merita una sosta per meglio guardare l'ampio paesaggio marchigiano e lo strapiombante versante orientale del Cucco, tutto boschi e grandi pareti: è uno spettacolo nello spettacolo la fuga di linee verticali che precipita nell'oscura, profonda, scrosciante Forra di Rio Freddo. Sopra la gola, come pensile, si allunga addolcita la valle che termina al Ranco, coperta dal più bel bosco dell'Umbria.
Dopo una discesa più ripida, parte sulla destra (1075 - 14,6) la mulattiera per l'Eremo di S.Girolamo (prosecuzione del sentiero n. 4). Ma noi si continua sulla carrareccia principale che ora è marcata con il n. 5. A seguire vari saliscendi e una lunga discesa che termina in un bivio (989 - 15,9): proseguiamo diritti in salita (sentiero n. 21). A destra in discesa continua il n. 5 che scende in uno dei luoghi più affascinanti della zona, la Valle delle Prigioni (si può andare anche in bici a patto di smontarla per riuscire a passare nel piccolo tunnel che si incontra prima di Pascelupo). Seguiamo quindi il n. 21 che dopo una lunga salita ci porta a sbucare su un valico (Pian dei Spilli) e ad immetterci in una grossa sterrata (1056 - 17,5): è la comunale Scheggia-Pian delle Macinare.
Prendiamo a destra in discesa, superiamo la linea elettrica che attraversa la sterrata (il sentiero n. 21 prosegue nel pendio erboso a sinistra lungo i pali: porta alla Flaminia ed è molto bello da scendere in bici!), facciamo altri 100 m o poco più ed ecco che, sulla destra della strada, raggiungiamo un pozzetto in cemento con ringhiera in ferro: qui inizia il sentiero n. 27 che porta fino a Pian dei Spilli; questa è la prosecuzione del nostro itinerario.
Abbandonata la Comunale, seguiamo il sentiero n. 27 che sale a destra sopra un cucuzzolo erboso, oltre il quale proseguiamo a mezza costa, mantenendo più o meno la stessa quota. Vengono attraversati dei piccoli boschetti; un tratto di qualche metro si deve fare con la bici in spalla. Dopo meno di un chilometro si supera un "cancello" e si entra nel bosco. In un susseguirsi di radure e boschetti, prati e campi incolti, sempre sotto il versante orientale del M.Ranco Giovannello, ci avviciniamo al M. Motette che spicca deciso dall'altra parte della valle.
Alle coordinate (996 - 19,6) il sentiero si immette con una serpentina sull'inizio di una carrareccia f.n. C'è la presa di una sorgente e siamo sempre sul sentiero n. 27. Proseguiamo sulla carrareccia che in poche battute ci porta sul bel prato di Pian di Rolla (968 - 20,0). C'è un fontanile e le prosecuzioni evidenti sono due: a sinistra una carrareccia f.a. scende a Campitello e Scheggia; a destra inizia la mulattiera per Coldipeccio (sentiero n. 6), uno dei tratti più spettacolari e tecnici del nostro itinerario, quasi sospesi sopra gli strapiombi della Valle delle Prigioni. Qui dobbiamo andare.
La mulattiera è pianeggiante e divertente; taglia a mezza costa tutto il versante Sud Est del Motette. Alle coordinate (952 - 21,2) siamo alla bella Fonte di S.Giglio. Si prosegue su prati, scegliendo il tracciato più basso. Il posto è come un terrazzo naturale che domina le Prigioni, Balza Forata, il Niccolo; a sinistra sopra i trocchi affiora il coloratissimo "Rosso Ammonitico" dove non è difficile trovare i caratteristici fossili. Dalla fonte si scende poco, puntando a raggiungere il crinale del dosso che ci sta davanti. Oltre il crinale inizia il bosco; nel bosco c'è un varco e nel varco discende la mulattiera, il sentiero n. 6 e il nostro itinerario. Tutto in discesa e nessun problema fino al paese di Coldipeccio, dove si entra passando fra piccole case.
Ci immettiamo in una strada asfaltata (606 - 24,4): a destra in discesa il centro del paese (fontana) e la SP per Pascelupo, Perticano, Isola Fossara; a sinistra prosegue il nostro percorso (sempre sentiero n. 6) su una sterrata che ben presto supera le ultime case e si addentra fra boschi e campi coltivati (o incolti). La via maestra da seguire è molto evidente e la segnaletica non lascia dubbi. Superati i resti di Case Tiego (564 - 25,4) proseguiamo per altri 400 m circa fino al punto in cui la carrareccia, in salita, piega verso sinistra (568 - 25,7). Qui si abbandona la maestra (discende poi fino alle sorgenti di Fossa Magna), per continuare sul sentiero n. 6 che parte a destra in discesa lungo il crinale che si allunga a Nord Est.
Seguiamo il sentiero sul crinale, coperto di ginestre e piccoli alberi, fino al cucuzzolo finale ("Castellaro" dove una volta c'era Castel Tiego, uno dei più famosi della zona; si vedono ancora le trincee). Incontriamo una vecchia recinzione in filo spinato (568 - 26,5). A questo punto si deve piegare sul pendio ripido di sinistra, seguendo la recinzione e puntando ad un grosso traliccio dell'alta tensione. Poco sotto il traliccio il sentiero cambia bruscamente di direzione (piega a destra, verso Est) e prosegue quasi in piano infilandosi nel bosco, sotto la parete del "Castellaro". Ora l'orientamento è facile e si discende rapidamente verso il Sentino che scorre poco sotto. Sul fondovalle la mulattiera si trasforma in carrareccia e sbuca nei campi incolti della riva destra del fiume (424 - 27,6).
Siamo di fronte ad un bivio: a destra una traccia porta alla SS 360; ma noi proseguiamo a sinistra sempre su traccia di tratturo, prima nei campi e poi, dopo un piccolo guado (Fossa Magna), fra la vegetazione della riva destra del Sentino.
Risaliamo il bel sentiero accanto alle limpide acque del fiume, che scende veloce con rapide e cascate. Davanti i tetti della case di Isola Fossara, dominate dalla straordinaria mole dello strapiombante Monte Catria. Alle porte del paese superiamo un ponte (finisce il sentiero n. 6), risaliamo delle viuzze, per sbucare (444 - 29,3) sulla SS 360. Davanti a noi una bella fontanella di acqua fresca.
Prendiamo a destra per la Statale; ma, fatti neanche 100 m, l'abbandoniamo e pieghiamo a sinistra per la SP (asfalto) indicata con "Serra S.Abbondio" e "Fonte Avellana". Ne avremo per 4 km esatti, quasi tutti di salita.
Il paesaggio è quasi alpino e si procede in tutta solitudine, a parte qualche someggiata di muli e i carbonari che preparano le cataste di legna. Dopo una curva e un ponticello (Maestà Confibio) appare l'Abbazia di Sitria, anch'essa benedettina e anch'essa eretta intorno all'anno 1000 (sotto la strada una freschissima sorgente). Al valico (650 - 33,5) giriamo decisamente a destra su un'ampia sterrata che sale e abbandoniamo la SP che prosegue in discesa verso Fonte Avellana.
Ora saliamo verso il Monte Strega, per alcuni chilometri. Giunti in prossimità del valico c'è un bivio (948 - 37,5): diritti si può raggiungere la vetta del M.Strega oppure Montelago e poi Sassoferrato; ma noi pieghiamo a destra per una carrareccia f.a. che aggira il M.Foria fino a Pian Cerreto. Non ci sono deviazioni apprezzabili. Lo spettacolo è imponente: da Fonte Avellana al Corno di Catria, dal Cucco all'Eremo di S.Girolamo, e giù giù fino al Motette. Prima di un ripetitore TV c'è un valico (998 - 39,0); oltre la carrareccia diventa accidentata. Si arriva così in vista del lungo dosso che si allunga verso Sud Est (Pian Cerreto), coperto solo di erba e piccoli cespugli. Poco dopo arriviamo sul crinale del dosso con la sterrata circondata di recinzioni; c'è un bivio (855 - 41,0).
La carrareccia f.a. prosegue diritta verso Montelago, ma noi deviamo a destra ad angolo retto su una traccia di tratturo che segue tutto il crinale del dosso (all'inizio "cancello"). Procediamo spediti in leggera discesa con intorno prati. Poi si comincia scendere con maggior decisione, seguendo una larga curva a destra. Entriamo nel bosco rado. Dopo un "lastricato" naturale, siamo nella parte alta di una campo (700 - 42,2). Qui sembra finire ogni viabilità; ma così non è.
Infatti basta proseguire nella stessa direzione sin qui seguita, in discesa, mantenersi sul bordo del campo (che si lascia a sinistra), per raggiungere i ruderi di Casa Pian Cerreto (672 - 42,4), circondati da un boschetto di querce ed ornielli. Si prosegue con i ruderi e il bosco sulla nostra destra, avendo sempre il campo a sinistra. Poco più avanti finisce il campo, termina il bosco e si ritrova la carrareccia f.n.: con decisione scende a tornanti fino ad immettersi (370 - 44,4) sulla SS 360 . Davanti l'immissione un'altra grande abbazia benedettina, S.Emiliano in Congiuntoli.
Prendiamo a sinistra lungo la solitaria statale. Poco dopo ignoriamo un bivio a destra (per Pascelupo, Perticano e Coldipeccio). Alle coordinate (366 - 46,0) abbandoniamo la Statale per impegnarci a destra sulla sterrata che sale a Pantana.
La strada è grande e chiara: nessun problema di orientamento. Dopo il paese incontriamo un bivio (526 - 48,0): evitiamo di proseguire diritti (Perticano) per piegare invece a sinistra in salita, su una carrareccia f.a. Si sale con pendenza accettabile, senza deviazioni evidenti, fino ad aggirare il M.Le Siere e raggiungere un bivio segnato da alcune querce isolate (682 - 52,8): proseguiamo diritti evitando la deviazione a destra (carrareccia f.a. per Casalvento e Perticano).
La bella e panoramica sterrata perde quota rapidamente. Dopo uno slalom in prossimità di una casa isolata ci immettiamo sulla SP (asfalto) Perticano-Fabriano (590 - 55,1): pieghiamo a destra in discesa.
Ma dopo poche centinaia di metri, in corrispondenza di uno stretto tornante a destra (570 - 55,4), si lascia la SP per imboccare una bella sterrata che parte a sinistra (indicazione "Piaggia Secca"). Ora comincia la dura salita fino al Passo della Porraia e a Val di Ranco: 14 km con più di 600 m di dislivello, su un fondo accidentato e sconnesso, con strappi al limite del pedalabile.
Alle coordinate (625 - 56,3) si arriva alle prime case di Piaggia Secca (le lasciamo quasi tutte in alto sulla sinistra). Dopo uno stretto tornante a sinistra si raggiunge l'estremo più alto dell'abitato dove incontriamo una biforcazione: si evita di andare diritti verso il centro del paese (fontana) per piegare invece a destra (tornante) sulla carrareccia f.n. che porta a Passo Porraia.
La prosecuzione è di facile individuazione anche perché coincide con il sentiero n. 12 (si faccia attenzione a non prendere una deviazione a destra, in discesa, poco dopo aver lasciato il paese). La pendenza è sempre accentuata; alle volte tanto marcata da consigliare di procedere a piedi. Giunti al Passo della Porraia (936 - 65,5) (finisce il sentiero n. 12 immettendosi sul sentiero n. 3) si prosegue in discesa su una traccia di carrareccia tanto evidente quanto accidentata. Al fondo si guada il Rio Freddo (902 - 65,7).
Oltre il guado la carrareccia diventa sentiero e c'è un bivio: davanti prosegue il n. 3 mentre a destra sale, prima nei prati e poi nel bosco, il sentiero n. 17. Seguiamo quest'ultimo spingendo la bici a piedi, per l'eccessiva pendenza. Raggiunto il grande bosco della Fida c'è l'immissione (1000 - 66,1) sul sentiero n. 1: a destra porta a Pian delle Macinare (salita anche dura), mentre a sinistra attraversa con andamento ondulato e pedalabile tutti i grandi boschi del versante orientale, fino ad arrivare a Val di Ranco. Ed è proprio qui che ci dirigeremo, consapevoli che il più oramai è fatto.
Ora il percorso, tecnico e divertente, sciorina uno dopo l'altro gli angoli più affascinanti del Monte Cucco. Sulla destra dominano le grandi pareti strapiombanti di Calcare Massiccio al culmine delle quali si aprono le bocche della Grotta. Usciamo per un attimo nella radura dove zampilla la fresca sorgente di Acqua Fredda (1011 - 67,5) per poi immergersi di nuovo in un bosco ancora più grande e folto, dove a malapena filtra la luce del sole. Qui si incontrano gli alberi più belli, quasi tutti faggi.
Ma l'apoteosi del bosco si ha al fondo della Madre dei Faggi (una piccola e protetta valle), dove un microclima particolare ha permesso la crescita e la conservazione di esemplari ultra centenari, qualcuno con più di 500 anni di vita. Ancora qualche pedalata ed eccoci al villaggio turistico (stagionale) di Val di Ranco (1055 - 69,0), dove è d'obbligo una sosta all'Albergo Monte Cucco per mangiare la "torta al testo" di Tobia. Qui comincia la SP asfaltata che porta a Sigillo.
Proseguiamo sulla SP in salita fino a raggiungere il valico-bivio di Pian dei Porci (1129 - 70,2): evitiamo di andare a destra in salita (Pian di Monte e Grotte), per girare invece a sinistra in discesa. In una volata siamo alla deviazione per Fabriano (sterrata a sinistra) che evitiamo per proseguire sull'asfaltata. Un po' più sotto si raggiunge il Tornante (a destra) delle Cese (962 - 71,8): se proseguissimo per l'asfalto in un batter d'occhio saremmo a Sigillo.
Ma invece vi chiedo un ultimo sforzo per andare a vedere un altro po' di mondo, scendendo sempre a Sigillo ma tutto in "fuori strada": al Tornante si lascia la Provinciale per deviare a sinistra su una carrareccia f.n. che sale verso il bosco delle Cese (seguire anche frecce rosse). Alla fine della salita c'è un pianoro (996 - 72,4) che deve essere attraversato più o meno mantenendo la stessa direzione di provenienza. In fondo piegare a destra in discesa sulla carrareccia che diventa più evidente. Ancora qualche decina di metri e siamo ai margini di un bel prato cinto di filo spinato (Prato dei Signori). Oltrepassiamo la recinzione ("cancello"), la seguiamo piegando a destra in discesa, fino ad arrivare ai margini di un bosco dove si intravvede un sentiero che penetra fra gli alberi. Lo imbocchiamo e pochi metri dopo siamo in una sella di fronte a una brutta carrareccia: si evita di andare a sinistra e proseguiamo invece diritti in salita (la recinzione è sempre a destra).
Fatti dieci metri di salita si deve seguire un tornante a sinistra, oltre il quale la strada spiana e prosegue senza problemi (eventualmente controllare sulla planimetria). Più avanti ci sono tratti in discesa (mai ripida) e qualche falsopiano. Poi, usciti fuori dal bosco di faggi e noccioli, si scende più decisi all'interno di uno sparuto rimboschimento. Dopo due tornanti si arriva ad un bivio (795 - 75,0): evitiamo la sinistra (Borghetto di Purello) e prendiamo invece una carrareccia f.n. a destra in leggera salita.
Ora attraversiamo, senza variare la quota, tutti i Prati di Nofegge, con davanti lo spettacolo della piramide del Cucco, quasi a suggello e sintesi di tutte le visioni accumulate.
Alla fine dei prati termina la carrareccia sin qui seguita (800 - 75,9). Ma proseguiamo nella stessa direzione fino ad arrivare a contatto con il vicino bosco dove c'è una brutta carrareccia f.n. che scende ripida a sinistra accanto ad una recinzione, confine fra prato e alberi.
Seguiamo la nuova traccia che ben presto entra nella macchia fitta ("cancello"). Cento metri dopo ecco un bivio: andiamo a sinistra. Si attraversano dei rimboschimenti di pini, poi viene raggiunta una sella con rocce rosate (663 - 76,5) dove c'è un trivio: evitata la carrareccia di sinistra come pure quella che prosegue diritta (molto brutta), curviamo sulla carrareccia di destra, sconnessa e accidentata, che scende nel bosco. Poco dopo ci immettiamo nella carrareccia di fondo valle del Sodo (630 - 76,9).
Ora non resta che scendere decisi a sinistra: poche pedalate e siamo sulla SS "Flaminia" (480 - 78,6). Duecento metri a destra c'è la Piazza di Sigillo (492 - 78,8). Se entrassimo nel bar a dissetarci vedremmo che quelli di stamattina ancora giocano a carte. E magari ci guardano con un'aria di commiserazione. Beati loro!