Monte Cucco e il suo territorio colpiscono per la varietà dell’ambiente naturale, che si manifesta con caratteri di eccezionalità e con un grado di conservazione raramente presente in altre zone appenniniche. Grazie alla particolare conformazione geomorfologica, in cui spicca l’elevazione della grande piramide calcarea del Cucco, baricentro di tutto il Parco, al visitatore è offerta una straordinaria varietà di paesaggi naturali, pressoché incontaminati. Qui c’è una concentrazione tale di spettacolari emergenze naturali, tanto geologiche quanto faunistiche che floristiche, da rendere la zona unica nel suo genere. E il tutto é a portata di mano di tutti, data la facilità di percorrenza delle vie d’attraversamento del territorio.
La penetrante rete di sentieri segnalati che si estende in ogni settore per oltre 120 km, la Carta dei Sentieri continuamente aggiornata e capillarmente diffusa, la non troppa elevazione dei rilievi, il clima tutto sommato non troppo proibitivo, la protezione dei versanti, le carrozzabili che portano fino ai punti d’accesso in quota, le strutture ricettive di appoggio e ristoro in montagna, tutti questi sono elementi che contribuiscono a rendere tranquilla, sicura, gradevole e istruttiva ogni escursione, anche se fatta da chi non ha troppa esperienza di montagna o accompagnando bambini o scolaresche. Il Parco del Monte Cucco non è solo bello e istruttivo ma anche gratificante, amichevole e sicuro.
Tralasciando le Grotte e i Fossili, trattati a parte con specifici capitoli, l’attenzione del visitatore è innanzitutto volta verso la spettacolarità dei fenomeni geologici, primo fra tutti la Forra di Rio Freddo, profonda incisione che marca gran parte del confine orientale del Parco. Si tratta di una imponente gola - scavata nell’ultimo milione di anni dal Torrente Rio Freddo nei calcari massicci del Lias Inferiore - che colpisce tanto per il suo insieme di dirupi vertiginosi e anfratti oscuri quanto per l’atmosfera di avventura fuori dal mondo che si prova discendendo le sue cascate e superando rapide e laghi, racchiusi fra ripide e inaccessibili pareti, sempre in penombra perché i raggi del Sole non riescono a penetrarvi.
Del tutto simile alla Forra di Rio Freddo è l’Orrido del Balzo dell’Aquila, incisione profonda dei calcari liassici del Monte Catria, dove ha origine il Fiume Cesano. Ma la sua discesa richiede conoscenze tecniche elevatissime ed è sconsigliabile per l’imprevedibilità del regime idrico. Ciò non esclude che l’Orrido, anche visto dall’esterno, sia uno degli spettacoli più suggestivi del territorio del Parco. E il punto di osservazione migliore, facilmente raggiungibile anche in auto, si trova lungo la strada che sale con stretti tornanti da Fonte Avellana alla cima del Catria (Strada delle Scalette).
Altra forra che merita un’escursione (breve) è l’Orrido del Ponte a Botte, in territorio di Scheggia, scavato nelle coloratissime stratificazioni di Scaglia Rossa dal Torrente Serra, la cui visita non richiede alcun particolare accorgimento tecnico.
Anche la Valle delle Prigioni è un profondo e inciso canyon, ma qui la traversata non richiede alcuna conoscenza tecnica e tutti possono godere dell’imponente spettacolo prodotto dalla corrosione del torrente sui calcari, spettacolo che ha il suo culmine quando il corso d’acqua, e il sentiero, attraversano le immanenti rocce della Scarpa del Diavolo.
Le Lecce, imponente muraglia naturale del versante occidentale del Parco posta poco sopra l’abitato di Sigillo, i dirupi del Fossa Secca sopra Costacciaro, le pareti orientali del Cucco, la Muraglia delle Liscarelle, il Corno di Catria sopra Isola Fossara, sono solo alcuni esempi degli effetti prodotti dall’intensa fratturazione delle stratificazioni calcaree. Esaminando questi luoghi emblematici è possibile rendersi conto dell’imponenza delle forze continentali in gioco e della profondità ed estensione della fratturazione . Ed è anche possibile far risaltare le correlazioni esistenti fra tettonica e morfologia superficiale, fra piegamenti delle stratificazioni e rilievi, tanto da giungere alla conclusione che nessuna forma montana è casuale e tutto è conseguente alle tensioni e alle forze che si sono manifestate a seguito della deriva dei continenti.
Sempre per rimanere in temi geologici, estremamente indicativi sono i piegamenti subiti dalle stratificazioni più argillose, come ad esempio nell’orizzonte della Scaglia Rossa della Gola del Botano in comune di Scheggia. Qui come mai in altri luoghi appenninici gli strati sono stati piegati fino a formare delle vere e proprie ritmiche incredibili ondulazioni che si ripetono su pacchi di strati e per lunghi tratti. Le pieghe più belle possono essere osservate all’uscita del tunnel della Via Flaminia, a nord del Valico di Scheggia.
Ma il Parco del Cucco è anche il Parco delle sorgenti ed ogni escursione ne propone qualcuna, piccola o grande che sia. La più importante è sicuramente la Scirca, risorgente di tutte le acque raccolte nella Grotta di Monte Cucco (la meno visitabile dato che il suo accesso è interdetto al pubblico: vi hanno origine gli acquedotti di Costacciaro, Sigillo e Perugia). Tuttavia le più belle sono la Risorgente delle Lecce, che fuoriesce a mò di ventaglio da una spaccatura orizzontale della roccia, lo Sturo della Piscia, che forma un balzo di oltre 20 m costruendo porose e friabili rocce di travertino, la risorgente di "troppo pieno" denominata Buca di Mazzapane, che entra in funzione solo a seguito di intense precipitazioni. E poi tutta una teoria di piccole freschissime sorgenti, che si incontrano un po' ovunque e quando meno te l’aspetti, come l’Acqua Passera, i Trocchi di S.Girolamo, L’Acqua del Ranco Giovannello, l’Acqua Fredda, Fonte S.Giglio, La Fonte di Pian delle Quaglie, l’Acqua Ghiacciata, i Trocchi del Purello, i Trocchi del Borghetto, la sorgente del Vetorno, il Bottino, la Sorgente del Sodo, l’Acquasanta, le Gorghe, Fonte del Tino, l’Acqua del Cupo, l’Acqua Ferrata. Un discorso a parte merita la Sorgente di S.Pietro a nord est di Val di Ranco, che fuoriesce al contatto fra il calcare maiolica, fratturato e permeabile, e il sottostante strato di diasprigno, compatto e impermeabile. In essa è possibile evidenziare, con un effetto didattico straordinario, come funziona una sorgente e perché nasce in un luogo piuttosto che in un altro.
Un’altra emergenza del Parco, per ora difficilmente visitabile, sono le Cave Sotterranee di Valdorbia (Scheggia), un reticolo di decine di chilometri di grandi gallerie, scavate artificialmente sulla sponda sinistra e destra del Sentino per ricavare marna da cemento e pietra litografica. E’ un mondo ipogeo unico nel suo genere, dove lo studio e l’osservazione di un importante reperto di archeologia industriale si sovrappone all’interesse geologico e paesaggistico.
Ma se si parla di Monte Cucco non si può certo dimenticare che una delle sua maggiori risorse ed attrattive sono i grandi boschi di faggi secolari, come quello della Madre dei Faggi vicino a Val di Ranco e quelli, ancora più estesi, del Col d’Orlando, del Monte Le Gronde, del Niccolo e del Corno di Catria. E non si può dire di conoscere il Parco se non si è vissuta l’atmosfera di una escursione lungo i sentieri che attraversano queste magiche foreste, sempre in penombra, e dove l’uomo si scontra con l’imponenza degli alberi, veri e propri monumenti secolari della natura.