Ma sarebbe stato necessario dotarla di elementi esplicativi adeguati, mentre accanto alla cavità naturale è stato posto solo un anonimo piccolo cartello di tipo turistico-stradale.
Su tale tabella c’è poi da rilevare un errore, apparentemente di poco conto ma rivelatore delle “qualità” di chi ha progettato quest’opera. La grotta in questione, nota da sempre agli abitanti del circondario (è evidentissima a chi sale lungo la strada comunale asfaltata Costacciaro – Monte Cucco), è nota NON come Buca di Marzapane (come appunto è scritto nella tabella del Parco Naturalistico) bensì come BUCA di MAZZAPANE. Con tale denominazione la grotta è stata inserita nel Catasto Speleologico dell’Umbria con il numero 397 U/PG (vedi topografia) nel 1985, e rilevatori erano speleologi originari di Costacciaro! E’ evidente quindi che nella tradizione orale del luogo la buca era individuata con il termine “Mazzapane” e non “Marzapane”.
Noi non sappiamo chi ha fatto il progetto in questione (ma se fosse di Costacciaro dimostrerebbe, purtroppo, che in pochi anni la situazione è cambiata in questo piccolo ma famoso borgo). Chi ora progetta le opere di valorizzazione dell’ambiente naturale montano sono persone che non hanno un vero legame con la montagna, le sue caratteristiche, le sue emergenze. Questi operatori dovrebbero necessariamente conoscere come è nata la toponomastica, e quindi sapere che è collegata strettamente alle risorse, alla cultura, alle usanze, ai lavori che da secoli hanno sedimentato sul territorio le denominazioni dei luoghi. Chi ha progettato la realizzazione del Parco Naturalistico Il Gengone (o della “Buca di Marzapane” come riportato anche in tutti i documenti ufficiali relativi alla progettazione e al finanziamento) aveva il dovere di accertarsi che le denominazioni fossero rispondenti alla realtà, escludendo il “Marzapane” che non ha alcun legame con la tradizione di Costacciaro.
È infatti noto universalmente che il Marzapane è un dolce caratteristico della Sicilia, dove abbondano le mandorle (principale ingrediente del buonissimo dolce). Tanto valeva chiamare la cavità BUCA dei BABÀ (pasticceria tipica di Napoli) o delle CASSATE SICILIANE. Se l’avessero almeno chiamata BUCA della CRESCIA poteva essere più accettabile, visto che questa focaccia è un caratteristica gastronomica del posto.
Sembrerebbe dunque evidente che ci siano delle carenze nelle conoscenze degli attuali protagonisti della valorizzazione ambientale del Monte Cucco (che come è noto è una proprietà privata). Sembrerebbe pure che questi progettisti odierni non se ne rendano proprio conto della loro incompetenza, ignoranza e superficialità: ci giunge notizia infatti che non perdano un'occasione per affermare proprio il contrario.
Anche la Regione dell’Umbria dovrebbe, forse, svolgere un’azione di controllo maggiore sulle opere che va a finanziare. L'errore che rimarchiamo sembre una cosetta veniale. Tuttavia può essere indicativo di una situazione che potrebbe portare anche ad un cattivo utilizzo dei non pochi fondi disponibile per la valorizzazione dell'ambiente appenninico umbro. Magari realizzando altre opere inutili e sbagliate.